So di non sapere era il concetto cardine del pensiero di Socrate, come tramandato da Platone, il quale precisava, come noto, che esiste un solo bene la conoscenza ed un solo male l'ignoranza.
Non a caso cito Socrate. Perché ho compreso soprattutto con il passare del tempo l'importanza dello studio, della lettura e quindi della conoscenza.
Vengo da una famiglia della piccola borghesia in cui già laurearsi era motivo di vanto e di orgoglio, principalmente per i miei genitori.
Ma con il tempo capisci che ciò non basta, soprattutto se devi "farti" da solo, se non hai appoggi, conoscenze, se non hai chi ti facilita una strada.
Allora si ritorna lì, più conosci, più sai, e più avanzi.
Ne ho fatto un credo e tutt'oggi dedico buona parte del tempo alla lettura, allo studio. E lo faccio con piacere, seppure, purtroppo per un verso, le letture riguardano prettamente il diritto, data la mia professione. Ma quando posso, quando il “tiranno” tempo me lo permette e la stanchezza non riesce a vincermi, riprendo le mie letture sulla storia dei filosofi, sulla storia dell’arte, su libri che penso mi diano qualcosa e tanti ce ne sono.
Mio nonno materno si chiamava Umberto Cesaro. Subì un grave infortunio sul lavoro. Il 25 marzo 1952 rimase coinvolto nella nota tragedia di Cannavinelle, a Mignano M.L. (CE), una delle più gravi della storia d’Italia, dove persero la vita 42 persone a causa dell’esplosione all’interno della galleria.
Mio padre si chiamava Nello Cortellessa. Quando uscì dalla prigionia nazista e tornò a casa scrisse, di suo pugno, pagine, annotazioni e ricordi di quella terribile esperienza che gli cambiò la vita per sempre.
In “9809 Prigioniero del silenzio” racconto la sua odissea da prigioniero, costretto ai lavori forzati.