La morte sul lavoro è un evento tragico e drammatico che solleva questioni legali complesse relative al diritto degli eredi ad ottenere un adeguato risarcimento. Il presente articolo si propone di esplorare il quadro normativo italiano attinente al risarcimento dei danni agli eredi, illustrando le vie legali perseguibili, le categorie di danno risarcibile e le specifiche procedure da adottare.
In Italia, il sistema di tutela degli eredi di un lavoratore deceduto a causa di un infortunio sul lavoro è particolarmente articolato e si fonda, principalmente, su disposizioni contenute sia nel codice civile (rilevante è l'art. 2087 c.c.) che nella legislazione speciale in materia di infortuni sul lavoro (T.U. 81/2008) che ha armonizzato, razionalizzato e coordinato le disposizioni legislative che durante mezzo secolo si erano accumulate rendendo incerta l’applicazione puntuale delle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro, ma altresì su ulteriore legislazione.
Come ha acclarato una recente sentenza della Suprema Corte (Cass. civ., Sez. lavoro, Ord., 05/04/2024, n.9120) “L'art. 2087 c.c., norma di chiusura del sistema di prevenzione e di sicurezza nel rapporto di lavoro, impone all' imprenditore di adottare tutte le misure e le cautele atte a preservare l’integrità psicofisica dei lavoratori, tenuto conto delle caratteristiche concrete dei luoghi di lavoro e, in generale, della realtà aziendale. L'obbligo di sicurezza imposto dall'art. 2087 c.c. si inserisce nella struttura del rapporto obbligatorio tra lavoratore e datore di lavoro ed è fonte di responsabilità contrattuale.”
Questo articolo mira a delineare le principali azioni legali disponibili, offrendo agli eredi una guida chiara su come procedere per affermare i propri diritti nel caso di morte sul lavoro di un proprio congiunto.
Si discuterà innanzitutto delle condizioni necessarie per l'accesso al risarcimento, mettendo in luce le differenze tra il risarcimento per danno biologico, morale, esistenziale e materiale. Inoltre, verranno analizzate le peculiarità della legislazione italiana, come il ruolo dell'INAIL e la possibilità di ricorrere a un risarcimento supplementare attraverso il diritto comune qualora le condizioni lo permettano.
L'obiettivo è quello di fornire agli eredi le informazioni necessarie per navigare il complesso sistema legale ed ottenere il risarcimento che spetta in seguito alla perdita irreparabile di un familiare a causa di morte sul lavoro.
Ogni lavoratore in Italia beneficia automaticamente di una copertura assicurativa per gli infortuni sul lavoro gestita dall'INAIL, l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, come regolato dal Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, noto come Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro.
Questa assicurazione garantisce un livello fondamentale di protezione, fornendo indennizzi in caso di incidenti, malattie professionali e morte sul lavoro. Tuttavia, l'indennizzo dell'INAIL, calcolato sulla base dell'ultimo stipendio del lavoratore deceduto e del grado di parentela degli eredi, è principalmente destinato a mitigare le perdite economiche immediate e non copre integralmente il danno complessivo, sia economico che non economico, subito dagli eredi.
Difatti, in aggiunta alla protezione offerta dall'INAIL, gli eredi hanno la possibilità di intraprendere azioni legali per ottenere risarcimenti ulteriori, per morte sul lavoro, basati sulla responsabilità civile del datore di lavoro o di terzi. Queste azioni richiedono la dimostrazione di una colpa del datore di lavoro e/o di chi ha assunto una posizione di garanzia e possono portare al riconoscimento di un risarcimento che meglio rispecchia l'entità del danno subito.
È opportuno precisare, come acclarato da Cass.n. 7649 del 19.03.2019, che, in caso di morte sul lavoro, il comportamento colposo del dipendente può ridurre o eliminare, se esclusiva, la responsabilità dell'imprenditore, facendo venir meno il diritto dell'infortunato a richiedere il risarcimento del danno differenziale nei confronti del datore, ma non esclude l'operatività dell'indennizzo sociale previsto dall'assicurazione INAIL.
Il principio generale è che una eventuale colpa del lavoratore non esclude né in tutto, né in parte, la responsabilità datoriale, se il datore di lavoro non provi di avere adeguatamente formato il lavoratore, di averlo adeguatamente equipaggiato, di avere vigilato affinché il lavoratore rispettasse le misure di sicurezza a lui imposte.
In applicazione di questi princìpi, l’unico caso in cui la responsabilità datoriale finisce per essere esclusa è quello del c.d. rischio elettivo: con tale espressione la giurisprudenza designa il caso in cui il lavoratore abbia tenuto “un contegno abnorme, inopinabile ed esorbitante rispetto al procedimento lavorativo ed alle direttive ricevute.
È importante notare che, mentre l'indennizzo INAIL viene erogato in modo relativamente rapido e senza la necessità di provare la colpa del datore di lavoro, perseguire un risarcimento supplementare attraverso il diritto civile può offrire agli eredi una compensazione più adeguata e congruente con il danno realmente subito
Il concetto di "danno differenziale" rappresenta un aspetto fondamentale del diritto degli infortuni sul lavoro in Italia. Questo termine descrive la differenza tra l'indennizzo fornito dall'INAIL, calcolato principalmente su basi standardizzate per perdite economiche dirette, e l'intero danno realmente subito dalla vittima, che abbraccia sia perdite economiche che non economiche. Queste ultime includono aspetti più intangibili ma estremamente significativi, come il dolore e la sofferenza psicologica, oltre a eventuali perdite di opportunità future.
Gli eredi del lavoratore deceduto possono intraprendere azioni legali per reclamare il risarcimento di questo danno differenziale. Tuttavia, per avere successo in tale richiesta, è essenziale dimostrare la negligenza o la colpa del datore di lavoro o di terzi che hanno contribuito a causare l'incidente. Questo processo richiede una valutazione accurata delle circostanze dell'incidente e spesso l'apporto di prove tecniche e testimonianze esperte per stabilire la catena di causalità e la responsabilità.
La Suprema Corte (Cass. civ., Sez. lavoro, Ord., 04/08/2023, n.23878) così precisa: “Si ribadisce invece che, ai fini dell'accertamento del danno differenziale, è sufficiente che siano dedotte in fatto dal lavoratore circostanze che possano integrare gli estremi di un reato perseguibile d'ufficio, sottolineando che anche la violazione delle regole di cui all'art. 2087 c.c., norma di cautela avente carattere generale, è idonea a concretare la responsabilità penale.”
In punto di danno di danno differenziale rimandiamo quanto già scritto, in un articolo di questo blog.
I danni che possono essere richiesti dagli eredi per la morte sul lavoro di un loro caro sono:
Danno patrimoniale:
Danno non patrimoniale:
Il danno da perdita del rapporto parentale è una particolare forma di danno non patrimoniale iure proprio del congiunto che consiste in fondamentali e radicali cambiamenti dello stile di vita e nella sofferenza interiore derivante dal veder compromesso o radicalmente mutato tale rapporto.
È importante sottolineare che la quantificazione di questi danni varia caso per caso e dipende da diversi fattori, tra cui: l'età della vittima e dei superstiti, la composizione del nucleo familiare e la convivenza, il grado di parentela degli eredi, ecc..
Infatti la Corte di Cassazione con sentenza n. 10579 del 21/04/2021, ha dettato il seguente principio:
“In tema di liquidazione equitativa del danno non patrimoniale, al fine di garantire non solo un’adeguata valutazione delle circostanze del caso concreto, ma anche l’uniformità di giudizio in casi analoghi, il danno da perdita del rapporto parentale deve essere liquidato seguendo una tabella basata sul sistema a punti, che preveda, oltre all’adozione del criterio a punto, l’estrazione del valore medio del punto dai precedenti, la modularità e l’elencazione delle circostanze di fatto rilevanti, tra le quali, indefettibilmente, l’età della vittima, l’età del superstite, il grado di parentela e la convivenza..."
Il 21 maggio 2024 l’Osservatorio sulla Giustizia civile di Milano ha aggiornato in base agli indici Istat le Tabelle milanesi sulla liquidazione del danno non patrimoniale e, tra questi, il danno parentale.
Il danno terminale o catastrofale, invece, come precisa Cass. civ., Sez. lavoro, Ord., 04/08/2023, n.23845, è il danno subito dalla vittima, nell' ipotesi in cui la morte sul lavoro sopravvenga dopo apprezzabile lasso di tempo dall'evento lesivo, ed è configurabile e trasmissibile agli eredi nella duplice componente di danno biologico "terminale", cioè di danno biologico da invalidità temporanea assoluta, e di danno morale consistente nella sofferenza patita dal danneggiato che lucidamente e coscientemente assiste allo spegnersi della propria vita.
Precisa sempre la sopracitata sentenza che “in caso di malattia professionale o infortunio sul lavoro con esito mortale, che abbia determinato il decesso non immediato della vittima, al danno biologico terminale, consistente in un danno biologico da invalidità temporanea totale può sommarsi una componente di sofferenza psichica (danno catastrofale)..."
Esemplificando, il danno da perdita parentale avviene quando, ad esempio, un figlio perde un genitore per morte sul lavoro e questo fa soffrire molto il figlio, non solo perché si sente triste, ma anche perché perde il supporto e l'amore che il genitore gli dava. Il figlio può chiedere un risarcimento per questa sofferenza e perdita e la quantificazione del risarcimento dipende da quanto il figlio era legato al genitore e dagli altri fattori che sono stati su elencati.
Il danno biologico di natura psichica è diverso e distinto quindi dal danno parentale su riferito, la cui liquidazione va effettuata secondo i criteri tabellari. Riguarda le condizioni cliniche diagnosticabili come disturbi mentali causati o aggravati dall'evento traumatico, che richiedono trattamento medico o psicologico. E tale danno può coesistere con il danno parentale.
Ad esempio, un figlio potrebbe essere risarcito per il danno parentale per la sofferenza emotiva legata specificamente alla perdita del genitore e parallelamente, può essere risarcito per un danno psichico se, ad esempio, sviluppa un disturbo post-traumatico da stress (PTSD) che va oltre la normale reazione di lutto e richiede un trattamento specifico.
Gli eredi possono, poi, agire sia in sede civile per il risarcimento dei danni contro il datore di lavoro e/o eventuali altri responsabili, sia in sede penale costituendosi parte civile nel procedimento penale che verrà avviato per accertare le responsabilità penali relative all'incidente.
Affrontare le conseguenze legali di una morte sul lavoro è una sfida che richiede una navigazione attenta e informata del sistema legale. Per gli eredi, è essenziale essere consapevoli dei propri diritti e delle opportunità di risarcimento disponibili per affrontare non solo il danno economico ma anche il profondo impatto emotivo della perdita. Consultare un avvocato esperto in materia offre il supporto necessario per ottenere il massimo del risarcimento dovuto e assicurare che la giustizia sia servita nel rispetto della legge e della dignità umana.